L’energy manager come figura professionale del futuro

Olivier Renon

In tempi di crisi e di difficoltà nel trovare posti di lavoro, la scelta vincente può essere quella di puntare sulle professioni del futuro. Tra queste, la professione di energy manager è ancora poco conosciuta, ma con l’aumento dell’importanza dei temi delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica sembra avere tutte le carte in regola per essere un buon investimento sul proprio futuro.

L’energy manager è una figura ad alta professionalità addetta al monitoraggio e all’efficientamento energetico dei consumi di un’azienda. Può essere sia un libero professionista che decida di operare su commissione di aziende o privati, oppure una figura inserita nell’organico aziendale, soprattutto per le grandi aziende. Infatti la legge 10/1991 prevede, per i soggetti pubblici o privati caratterizzati da grandi consumi energetici (oltre i 10.000 tep per le industrie e oltre i 1.000 tep per gli altri soggetti), l’obbligatorietà di istituire una figura interna all’azienda che sia responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia.

I compiti di un energy manager sono l’analisi dei consumi di un’azienda e l’implementazione di sistemi per ridurre l’impatto energetico attraverso anche una maggiore efficienza dei processi esistenti. Un energy manager “libero professionista” può anche essere chiamato a occuparsi dell’efficienza energetica di edifici (condomini, capannoni industriali o commerciali) per i quali può monitorare i consumi e proporre interventi che ottimizzino l’efficienza energetica degli stessi.
Più spesso il compito principale è la redazione del bilancio energetico di un’azienda. Si tratta di un’analisi obbligatoria per le aziende con elevati consumi energetici che intendano accedere agli incentivi stabiliti dalla legge 10/1991. Tale analisi serve ad individuare il profilo di consumo dell’azienda e a identificare eventuali interventi per ottenere una maggiore efficienza nei consumi. Le aziende particolarmente energivore, quelle con più di 10mila Tep di consumo in ambito industriale o più di 1.000 Tep negli altri settori, sono inoltre obbligate per legge a comunicare il nominativo dell’energy manager entro il 30 Aprile di ogni anno al Ministero per lo Sviluppo Economico.

Attualmente non esiste un percorso formativo ben individuato per diventare energy manager. Tuttavia l’elevata professionalità richiesta da tale figura presuppone un bagaglio culturale paragonabile a quello di una laurea in ingegneria.
In virtù dei compiti da svolgere, le conoscenze richieste a un energy manager spaziano da materie tecniche (elettrotecnica, termotecnica, impiantistica) alle basi dell’economia e di legislatura. Una buona base di partenza possono essere dei corsi di laurea in ingegneria energetica o energia gestionale, al quale fare seguire corsi ad hoc attualmente organizzati dall’ENEA, per la specializzazione proprio in questa figura professionale. L’elenco dei corsi, tenuti in varie zone dell’Italia, è reperibile sull’apposita pagina formativa del sito ENEA.
In seguito, non essendoci un albo professionale per questa figura, ci si potrà iscrivere nell’elenco gestito dal FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), che opera su mandato del Ministero dello Sviluppo Economico e delle Attività Produttive.