Nucleare: l’Outlook 2025 ridisegna scenari e prospettive

Il nucleare SMR e AMR emerge nel nuovo scenario energetico, tra sviluppo industriale, filiera italiana già attiva e necessità di un quadro normativo più rapido.

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Con il riemergere del dibattito sul nucleare quale possibile leva per favorire decarbonizzazione, sicurezza negli approvvigionamenti e competitività industriale, l’Italia sta vivendo un momento decisivo per la sua strategia energetica. Tuttavia, va visto in un orizzonte di medio-lungo periodo, dato che nel migliore dei casi il primo impianto potrà essere in funzione non prima del 2035. La prospettiva a cui guardare rimane infatti il 2050, quando il nucleare potrebbe effettivamente occupare un ruolo più significativo nella politica energetica del Paese: per allora, la produzione elettrica italiana sarà raddoppiata, arrivando a circa 600 TWh, mentre il contributo delle fonti fossili si sarà ridotto significativamente, accompagnato da una larghissima presenza di produzione elettrica da fonti rinnovabili.

È il quadro delineato dal primo Nuclear Energy Innovation Outlook 2025, sviluppato dal gruppo di ricerca Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano sulla base degli scenari PNIEC e Terna-Snam, presentato insieme alle aziende partner della ricerca. Il report analizza poi il panorama nazionale e internazionale, evidenziando il potenziale contributo delle nuove tecnologie e le condizioni necessarie per un loro concreto sviluppo.

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Fonte: Pniec; Terna-Snam. Gli scenari DE-IT (Distributed Energy Italia) sono proiezioni Terna-Snam che rappresentano le variazioni dello scenario PNIEC in linea con i Paesi europei fino al 2040 e prevedono una quota maggiore di rinnovabili distribuite e prosumer

Vittorio Chiesa, responsabile dello studio e direttore di Energy&Strategy
È in questo contesto che maturano le valutazioni sul possibile inserimento di una quota di generazione nucleare nel mix italiano. Secondo gli scenari PNIEC, infatti, l’obiettivo sarebbe quello di arrivare nel 2050 a 8 GW di capacità nucleare installata, per una produzione di 64 TWh, ma solo dal 2040 il contributo del nucleare inizierebbe ad avere qualche rilevanza nel mix energetico nazionale, con una produzione stimata di 13 TWh che sostituirebbe una limitata quota di fabbisogni oggi coperta da import e fonti fossili. Nel 2050 invece il nucleare potrebbe sia coprire una piccola parte di produzione oggi appannaggio delle FER, sia sostituire per la loro quota il termoelettrico e l’import, sostanzialmente azzerandoli. Naturalmente questo non vale solo per l’Italia: nel mondo, al 2050, la previsione di nuova capacità installata per il nucleare oscilla tra +74% negli scenari conservativi, fino a +157%. Oggi sono oltre 400 le centrali nucleari attive, cui se ne aggiungono più di 50 in costruzione, tipicamente reattori tradizionali, con un ruolo particolarmente rilevante della Cina. Crediamo dunque che una quota di nucleare potrebbe contribuire fattivamente alla decarbonizzazione del nostro Paese al 2050. Il percorso resta però sfidante: sarà fondamentale intervenire rapidamente su normativa, governance, autorizzazioni e sviluppo della supply chain per non perdere la finestra industriale che le tecnologie abilitanti potrebbero aprire nei prossimi anni.

SMR e AMR: il ruolo delle tecnologie innovative nel nuovo panorama nucleare

Il rapporto dedica un approfondimento specifico agli Small Modular Reactors (SMR) e agli Advanced Modular Reactors (AMR), tecnologie oggi considerate centrali nei programmi energetici di sviluppo del nucleare sia in Europa che negli Stati Uniti e in Asia. Gli SMR, nuovi reattori in fase di sviluppo caratterizzati da taglie ridotte (fino a 400 MW), maggiore flessibilità operativa e tempi di costruzione stimati più brevi, rappresentano una possibile soluzione per integrare capacità programmabile e a basse emissioni in sistemi energetici dominati da rinnovabili non programmabili.

Gli AMR, ossia i nuovi reattori di IV generazione, sono invece ancora in fase di ricerca (TRL 5-6) e si distinguono per le elevate temperature di uscita e una gestione ottimizzata del combustibile, aprendo a usi cogenerativi e industriali particolarmente rilevanti. Il Nuclear Energy Innovation Outlook mostra come tutti gli scenari internazionali prevedano una crescita significativa della capacità installata di SMR al 2050 e come, parallelamente, molti Paesi stiano accelerando anche nella costruzione di nuovi reattori modulari. Sono ancora pochi i progetti SMR in funzione o in stato avanzato di realizzazione, ma molti sono in fase di progetto (in particolare in Occidente, probabilmente perché si ritiene che possano essere più accettabili socialmente), perché più flessibili e con costi CAPEX ridotti.

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I progetti SMR attivi nel mondo (fonte: Small Modular Reactor Catalogue 2024, International Atomic Energy Agency; Terna)

Un Paese senza reattori, ma con una filiera industriale già attiva

Sebbene l’Italia non disponga attualmente di centrali nucleari, il rapporto mette in luce come il nostro Paese sia già ampiamente presente nella filiera europea del nucleare, con un ruolo significativo nell’ambito della componentistica avanzata, dell’ingegneria e dei servizi specialistici. Secondo le analisi condotte nell’ambito della SMR pre-Partnership europea, il 24% del campione di fornitori è in Italia, davanti a Francia (21%) e Finlandia (20%). Quanto alle catene di fornitura delle componenti di un reattore (classificate in 6 Tier), le aziende italiane si collocano soprattutto nei Tier 4 e 5 della supply chain (84%), dedicati a componentistica non nucleare, fornitura di componenti elettriche, acciaio, servizi di consulenza, montaggio e attività di decommissioning.

Una quota più contenuta (16%) è invece attiva nei Tier 1, 2 e 3, legati ai vendor di tecnologia e ai principali EPC. All’interno di questa categoria troviamo le imprese che si occupano della progettazione degli impianti o di componenti nucleari e principali, come le turbine e i generatori. Una base industriale è quindi già esistente, diffusa e integrata nei principali programmi europei, e rappresenta un potenziale punto di forza nel caso di un ritorno del nucleare in Italia.

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Fonte: SMR Industrial Alliance; Ansaldo Nucleare; PoliMi; PNNS; ASME; NQSA; CSEI; SMR Pre-partnership

Le aspettative degli operatori: criticità aperte e priorità da affrontare

Nel report si approfondiscono anche il quadro regolatorio e le prospettive degli operatori. Il Ddl inviato alle Camere punta ad accelerare un nuovo quadro normativo, con interventi che spaziano dalla creazione di un’autorità indipendente alla revisione normativa, dalla definizione dei siti alla gestione dei rifiuti radioattivi, fino al supporto alla ricerca e allo sviluppo industriale.

L’analisi evidenzia criticità ritenute urgenti per rendere realistico un programma nazionale, soprattutto verso gli obiettivi PNIEC 2024 (400 MW al 2035, fino a 8 GW al 2050). Tra le priorità: allineare il quadro normativo agli standard europei, ridurre tempi autorizzativi oggi oltre 12 mesi, identificare siti idonei, garantire finanziamenti e coinvolgere in modo strutturato la filiera italiana nei programmi SMR/AMR, insieme a iniziative sulla trasparenza pubblica per aumentare l’accettabilità sociale.