
La sostenibilità nel turismo è oggi una leva strategica imprescindibile: non più un gesto simbolico, ma una risposta concreta a chi si chiede come rendere il futuro più sostenibile. In un tempo non lontano, l’impegno delle strutture ricettive si esprimeva in piccoli gesti—come il riutilizzo degli asciugamani o l’eliminazione della plastica usa e getta. Oggi, in un contesto di profonda trasformazione culturale, normativa e climatica, la sostenibilità rappresenta un elemento di differenziazione competitiva, un fattore chiave di reputazione e uno strumento per costruire fiducia e valore condiviso nel lungo periodo.
I numeri parlano chiaro. Secondo l’ultimo report di Booking.com (2023), il 66% dei viaggiatori dichiara di voler prenotare presso strutture che dimostrano un impegno autentico verso la sostenibilità. E in Europa, ogni anno, si muovono oltre 750 milioni di turisti, generando un impatto economico importante ma anche significative pressioni ambientali e sociali. È in questo scenario che la sostenibilità diventa una scelta di responsabilità necessaria..
Circa il 90% delle emissioni di un hotel deriva da consumi energetici, idrici e dalla gestione dei rifiuti. Per questo, molte realtà del settore stanno adottando approcci sistemici: tra queste, Lario Hotels – tra le prime Società Benefit nel settore –, Eremito, certificata B Corp, e Lefay Resort & SPA, che integra i parametri ESG nel proprio modello di gestione. Altre catene internazionali, come Hilton e NH Hotel Group, pubblicano regolarmente report ESG e rendono visibile il proprio impegno attraverso QR code nelle camere, dashboard digitali, sezioni web dedicate.
Per definizione, il turismo sostenibile è quello che integra aspetti ambientali, sociali ed economici nella progettazione e nella gestione delle destinazioni, delle strutture ricettive e delle esperienze offerte. Lo afferma anche l’UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite), che pone l’accento sulla necessità di soddisfare le esigenze di visitatori, comunità ospitanti e operatori turistici senza compromettere le generazioni future. Questo si traduce, nella pratica, in azioni concrete: ridurre l’impronta ecologica, valorizzare le culture locali, favorire l’economia del territorio e garantire trasparenza verso tutti gli stakeholder.
Le certificazioni ambientali (Green Key, EU Ecolabel, EarthCheck) sono oggi affiancate da indicatori ESG misurabili: consumo energetico per ospite, litri d’acqua per notte, chilogrammi di rifiuti, percentuale di energia da fonti rinnovabili, emissioni di CO₂ equivalente. Sul versante sociale e di governance, si valutano parametri come parità di genere, formazione del personale, utilizzo di fornitori etici, e pubblicazione di report secondo standard come GRI, SASB e, presto, CSRD.
Tuttavia, non mancano le sfide. Molte strutture – soprattutto le medio-piccole – faticano a raccogliere e validare dati ESG affidabili, o non dispongono delle risorse per affrontare una transizione sostenibile completa. Inoltre, il rischio di greenwashing resta elevato, alimentato da comunicazioni vaghe o non verificabili. Per questo, autenticità, coerenza e trasparenza sono oggi requisiti fondamentali per costruire una narrazione credibile e duratura.
Verso un turismo rigenerativo
Guardare alla sostenibilità non basta più. Il passo successivo è abbracciare una visione rigenerativa, dove ogni esperienza turistica contribuisce attivamente alla salute del territorio, al benessere delle comunità locali e alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. Questo significa andare oltre la semplice riduzione dell’impatto, per generare valore positivo.
Un esempio concreto riguarda le destinazioni balneari. Le spiagge, mete favorite del turismo estivo, stanno lanciando segnali d’allarme. Secondo Legambiente, su ogni 100 metri di arenile si trovano in media 892 rifiuti – tra tappi, mozziconi, bottiglie, cotton fioc. In risposta, Regioni come Toscana, Sardegna e Puglia hanno introdotto divieti sulla plastica monouso e oltre 1.400 stabilimenti balneari hanno aderito a politiche plastic free. Iniziative come Spiagge Pulite e Plastic Free Walks coinvolgono cittadini e turisti in azioni concrete di cura del territorio.
Il turismo, in Italia, è cresciuto in modo esponenziale: dai circa 30 milioni di arrivi annui degli anni ’80 ai 129 milioni del 2024. Questo boom ha portato opportunità, ma anche un forte carico antropico. Oggi, mentre le istituzioni discutono di misure per contrastare l’overtourism, ognuno può fare la propria parte.
Il Fascicolo del Turismo Sostenibile: uno strumento concreto
In questo contesto, le strutture ricettive possono assumere un ruolo attivo proponendo ai propri ospiti il Fascicolo del Turismo Sostenibile: una guida semplice, su misura, che accompagni i viaggiatori verso un soggiorno più consapevole e meno impattante.
Il Fascicolo – in formato digitale o cartaceo – può includere consigli pratici per ridurre l’impatto ambientale, dettagli per scoprire e rispettare il territorio, indicazioni per orientarsi tra regole locali e buone pratiche, proposte per contribuire – con piccoli gesti – alla tutela dei luoghi visitati. Non una semplice guida, ma un gesto di responsabilità e cura, pensato per informare, orientare e coinvolgere gli ospiti. Può essere realizzato in collaborazione con enti locali, associazioni ambientaliste, consorzi turistici, così da riflettere le specificità e i valori del territorio.
Ogni viaggio può lasciare un’impronta più leggera. Ogni ospite può diventare parte di un cambiamento positivo. Ogni gesto, se consapevole, cambia il mondo.