L’impermeabilizzazione, punto di partenza per le installazioni

Quando si pensa di realizzare un impianto fotovoltaico, si pensa principalmente ai moduli e agli inverter da installare, mentre altri aspetti vengono scarsamente considerati. Tra le numerose accortezze che è bene tenere in considerazione c’è senza dubbio l’impermeabilizzazione della struttura, del fondo e dei pannelli.

Sono numerose le aziende specializzate capaci di proporre opportune protezioni per strutture industriali e abitative. In base alla tipologia di tetto sono state sviluppate diverse tecnologie, capaci di assicurare un buon risultato e un’ottima flessibilità d’impiego. L’impermeabilizzazione è un passaggio costruttivo fondamentale, che permette di proteggere da infiltrazioni d’acqua, pioggia, condensa, neve e polvere.
Una corretta impermeabilizzazione previene problemi di stabilità della struttura, riduce al minimo possibili infiltrazioni e consente di estendere la durata dell’impianto fino a 30 anni. Non solo, una protezione applicata correttamente mette al riparo da futuri danni ed eventuali costose manutenzioni impreviste.
Tra i materiali disponibili troviamo sistemi bituminosi minerali, membrane bituminose o sintetiche (PVC/FPO) e manti resinosi bicomponenti.

L’impermeabilizzazione, punto di partenza per le installazioni

Le differenti membrane sono in grado di risolvere i problemi dovuti a infiltrazioni e consentono di rendere più solido il manto del tetto assicurando maggiore resistenza meccanica. In questo modo il supporto risulta più stabile in virtù delle aumentate capacità di resistenza alla trazione e allo strappo.
Non solo, i supporti per impermeabilizzazione costituiscono una barriera per la penetrazione dell’acqua e sono classificate secondo le classi W1, W2 e W3 in proporzione alla capacità di contenimento di dei liquidi.

Non meno importante la resistenza la fuoco e la capacità di sopportare alte temperature, classificata secondo la norma europea EN 13501-1 e EN 11925-2.
Le membrane più moderne possono essere applicate sui tetti privi di strato impermeabilizzante o essere installate su precedenti strati di materiale protettivo.
Molti sistemi di protezione per tetto prodotti oggi sfruttano un bitume polimero, capace di resistere alle sollecitazioni termiche (alte e basse temperature) e ai raggi UV. Viene così assicurata una lunga durata nel tempo, assecondando le richieste del mercato fotovoltaico e il periodo di vita utile degli impianti (solitamente almeno 20 anni).

L’impermeabilizzazione, punto di partenza per le installazioni
A livello operativo, per una migliore resa possibile esistono due strade percorribili. La prima consiste nella protezione del piano di appoggio, con particolari resine bitumate e membrane. Successivamente vengono posizionati i supporti di sostegno per i moduli cristallini. Le staffe e i sistemi di aggancio vengono anch’essi protetti e inglobati con appositi composti bituminosi.
Esistono inoltre membrane bituminose autoadesive e impermeabili, caratterizzate da un ridotto spessore e protette da speciali film in alluminio rinforzato antiscivolo. Grazie alla particolare composizione queste membrane risultano “autosigillanti” e applicabili a freddo, senza uso di fiamma, dettaglio che ne velocizza la posa in opera.

Una seconda modalità prevede l’impiego di particolari strisce che incorporano il pannello fotovoltaico, una tecnologia adatta per le grandi coperture piane e con limitate pendenze, come nel caso di grandi capannoni e magazzini.
Questa soluzione sfrutta membrane sulle quali sono incollati i moduli, realizzati su misura. Il sistema consente la produzione di energia e una buona tenuta impermeabile con l’impiego di un solo prodotto, che può essere posato in base alle dimensioni specifiche della copertura.

L’impermeabilizzazione, punto di partenza per le installazioni

Esistono inoltre membrane con pannelli in silicio amorfo a totale integrazione architettonica, che possono essere installate a freddo. Questi film sottili (guaina + moduli FV) offrono semplicità di posa e una buona ricettività dei raggi solari. I moduli flessibili sono realizzati in silicio amorfo “a-Si”, una struttura fortemente diversa dai tradizionali pannelli cristallini “c-Si”. Si tratta di pannelli capaci di una buona resa in caso di debole luminosità, ombreggiamenti e sporco. Per l’installazione di questo tipo di membrane con moduli in silicio amorfo è sufficiente disporre di una superficie piana con pendenza minima del 3%, per evitare accumuli e ristagni d’acqua.
Questi sistemi assicurano una buona ricezione anche in caso di luce diffusa e in presenza di cielo nuvoloso, grazie alla presenza di un particolare diodo di bypass che si occupa di pilotare ogni cella.

Anche i moduli cosiddetti “glass to glass” sfruttano una tecnologia a film sottile e risultano leggeri e privi di telaio. Grazie all’estetica particolare e alla buona modularità possono essere adottati in molteplici situazioni. Questi moduli sono molto resistenti, grazie alla presenza di un doppio vetro laminato temperato, e possono essere installati e rimossi senza danneggiare il manto impermeabile.