Rinnovabili e futuro, intervista a Pietro Colucci, Presidente e AD del Gruppo Kinexia

Rinnovabili e futuro, intervista a Pietro Colucci, Presidente e AD del Gruppo Kinexia– Reti, case e città intelligenti, come interpreta Kinexia questo paradigma?

Kinexia, attraverso la sua controllata Innovatec, società di recente quotata all’Aim Italia, ha saputo intuire che il settore post incentivi doveva puntare su Smart Grid, Smart Building e Smart Cities e oggi siamo all’avanguardia.
Kinexia quindi interpreta questo paradigma integrando più comparti della Green Economy e puntando decisamente verso quella che si definisce la “Net Zero Community”. Cioè città e fabbricati, pubblici e privati, senza emissioni in atmosfera, alimentati da FER, con zero rifiuti e consumi ridotti di acqua ed energia.
Il mondo sta andando verso un modello che non avrà più, come in passato, pochi grandi produttori e una infinità di consumatori, ma piuttosto una grande quantità di produttori/consumatori, i cosiddetti “prosumers”, cioè autoproduttori ed autoconsumatori di energia da fonte rinnovabile, che useranno la ormai consolidata tecnologia dello stoccaggio, utilizzando l’energia quando serve facendo allo stesso tempo efficienza sui consumi e sui costi, con quello che ormai sempre più comunemente viene definito “l’Internet delle cose”.

– Più in generale, qual è la Vostra visione del mercato che gravita attorno alle soluzioni “smart”, in termini di maturità e possibili strade percorribili?
Non tutto il lavoro che stiamo portando avanti è già in grado di sviluppare sul mercato grandi numeri.
È senz’altro il grande momento dell’efficienza energetica in Italia, l’unico obiettivo del 20.20.20 non ancora raggiunto e che sta per essere ulteriormente innalzato con il prossimo accordo di Parigi, così come tutto il pianeta si sta velocemente organizzando per realizzare progetti di Smart Cities e di mobilità sostenibile. Più difficile invece il percorso per l’autoproduzione con storage e le Smart Grid. Per questi, in Italia, il legislatore teme un fenomeno di distacchi dalla rete di interi distretti, oltre ai casi dei singoli producers, e vedrebbe ridursi la base di utenti su cui spalmare i costi di dispacciamento e di rete che qualcuno deve pur pagare. Per questo motivo frena lo sviluppo di questo segmento che invece è molto apprezzato da una utenza sempre più consapevole.

– Secondo la Vostra percezione, qual è il livello di conoscenza del grande pubblico in materia di rinnovabili e tematiche green?
Lo scorso anno abbiamo commissionato un sondaggio all’ istituto di ricerca Ispo da cui è emerso che non solo il grande pubblico è ben a conoscenza delle problematiche Green in termini di cambiamenti climatici, ma anche delle azioni per frenarne gli effetti quali la riduzione delle emissioni, la produzione di energia da FER e l’efficienza energetica. I consumatori inoltre si dichiarano nella gran parte dei casi disposti a spendere di più per prodotti “zero emission” e orientano le loro preferenze verso le aziende che si mostrano più sensibili in materia Green.

– La Green Economy in Italia gode di buona salute? Quali sono le Vostre prospettive di sviluppo e come interpretate il quadro attuale del nostro Paese?
Purtroppo il legislatore ha invertito pesantemente la tendenza positiva avviata per il comparto dai progetti del protocollo di Kyoto e al momento una vera e propria “agenda verde” sembra fuori dal programma di Governo. Inoltre i provvedimenti, quali lo spalma-incentivi, di sicuro non attirano l’interesse degli investitori, che sono indispensabili per implementare la realizzazione di infrastrutture verdi. Ciò nonostante la Green Economy gode ancora di buona salute e sono persuaso che sia destinata a crescere ancora in futuro, sia in Italia che all’estero.

– Quali sono i punti di forza del progetto Smart di Innovatec?
Il nostro progetto è basato sull’innovazione tecnologica, sulla produzione da fonti rinnovabili, sulle reti intelligenti e locali, sulla riduzione dei consumi, sul monitoraggio costante degli stessi, sulle Smart Cities.
Progetti e tendenza che non sono solo nazionali, ma globali, e che hanno una potenzialità di diffusione virtualmente infinita!
Oggi la più grande utility americana è una società che costruisce impianti fotovoltaici, o eolici o a biomasse per le famiglie e le imprese e poi vende direttamente l’energia senza alcun intermediazione. È arrivata a fatturare miliardi di Dollari.

– Qual è la filosofia di base che ha spinto allo sviluppo del concetto di “social energy network”?
La spinta è stata data dall’aver rilevato quanto gli utenti siano sensibili a partecipare al cambiamento in corso nel Paese e non solo. Come tutti oggi sanno di spread, altrettanto tutti vogliono capire la bolletta elettrica, come fare a ridurla, come essere più sostenibili, come far interagire le cose a casa propria o in azienda.
È questa la base delle cosiddette reti info-energetiche.
Una sorta di community basata sul Web dove gli utenti si scambiano non solo informazioni ma anche energia, creando distretti autonomi e connessi tra loro. Piccole centrali elettriche polverizzate che si scambiano energia ed informazioni anche con meccanismi premiali per i soggetti più virtuosi!

– Convergenza energetica, come interpretate questa tendenza?
Con estremo favore. Il pubblico può e deve lavorare in questa direzione! C’è tanto da fare e bisogna accelerare.