Sfruttare l’automazione per cambiare il mondo, la parola ad Analog Devices

Automazione Analog Devices

Adaptable-Industry-4.0 – Leveraging Automation for a Changing World è la conferenza promossa da Analog Devices che ha affrontato i temi caldi per l’Industria 4.0.

Lo scorso 14 giugno si è tenuta la conferenza stampa virtuale, moderata da Ron Adner, della Tuck School of Business del Dartmouth College.Automazione Analog Devices
Si sono susseguiti gli interventi di protagonisti di mercato quali Martin Cotter, Senior VP di Analog Devices, Ken Creasy, Senior Director Capability Center di Johnson & Johnson, Sujeet Chand, CTO di Rockwell Automation che hanno raccontato il mondo dell’automazione industriale al tempo delle Industry 4.0.

I temi del filo conduttore della discussione? I trend dell’Industry 4.0 in termini di flessibilità e tecnologia del mercato industriale, e come questi impattano a livello di sostenibilità e practice di supply chain attraverso la digitalizzazione dell’intero ecosistema.

Automazione Analog Devices – Come è cambiata la ‘factory’ negli ultimi anni? Quali gli obiettivi?

industriaCotter di ADI (Analog Devices)
Il mondo delle aziende è cambiato, implementando il concetto di resilienza e una diversa supply chain, passando da un sistema di tipo ‘fisico’ a un sistema completamente digitale, alimentato dalla flessibilità.

L’IT si è evoluto in IT delle operations e l’obiettivo finale è quello di incontrare le esigenze dell’utente finale. Il nostro obiettivo, come azienda tecnologica, è quello di rispondere alle esigenze attuali al meglio con azioni concrete. L’accelerazione di questa trasformazione in atto del mercato è molto entusiasmante e sfidante.

 

 

Automazione Analog DevicesChand di Rockwell
È un momento molto interessante per le aziende del manufacturing: supportare un flexible manufacturing, oggi, per una connected enterprise come Rockwell Automation, significa generare una connettività ampliata a tutto l’ecosistema aziendale.

Questa la principale sfida. In Rockwell abbiamo avviato diverse partnership per gestire questa complessità per un’integrazione end-to-end e per rispondere alle esigenze dei clienti che sempre più vogliono dei prodotti personalizzati. Per noi è possibile grazie all’integrazione tra IT e OT che consente di rendere la fabbrica una flexible factory.

 

industriaCreasy di J&J
L’utente finale, come detto, cerca sempre più un prodotto customizzato, cucito sulle proprie esigenze. Sicuramente si tratta di una delle grandi sfide del momento: rendere la fabbrica sempre più flessibile per dare una risposta adeguata ai clienti: la tecnologia si muove in base alla domanda degli utenti.

 

Come si ‘trasporta’ questo cambiamento radicale ormai in atto a tutto l’ecosistema?

Per Creasy si tratta di “avviare delle partnership solide con aziende altamente tecnologiche che a loro volta applicano i concetti di fabbrica flessibile: il tutto lungo tutta la linea della supply chain per dare al cliente finale ciò che si aspetta. La tecnologia è importante perché genera dati e informazioni; al contempo, però, quei dati vanno interpretati e devono suggerire delle risposte concrete, al fine di poter prendere delle decisioni di business informate e, quindi, migliori. Bisogna, a tal proposito, dotarsi di soluzioni complete per rendere possibile tutto questo”.

“Il team di J&J – spiega Chand – è stato molto focalizzato sull’innovazione e su una grande visibilità dei dati, ancor più durante questo periodo di pandemia: il ruolo del sensing di ADI è stato fondamentale, poi quei dati sono stati utilizzati concretamente per migliorare tutta la supply chain e ottimizzare i prodotti. Quindi a mio avviso sono 3 le parole chiave: sensing, processi, ottimizzazione. Integrare al meglio questi 3 elementi è possibile, e lo è stato, con il ruolo a livello ‘hard’ di ADI che fornisce queste capacità in modo sicuro”.

Automazione Analog Devices

Per Cotter è fondamentale che “la tecnologia si muova molto più velocemente e con soluzioni più complete sotto tutti gli aspetti, rispetto al passato: ciò che prima era implementabile nel giro di qualche anno, oggi deve essere operativo nel giro di 6 mesi per avere un vero impatto sul cliente finale, che oggi è sempre più smart. Sono necessarie, come detto, partnership di aziende che collaborando insieme creano un ecosistema più efficiente, anche in grado di ‘salvare vite’ e che sia sostenibile per il pianeta. Abbiamo tutti necessità di un futuro più verde e sostenibile sotto ogni aspetto, se consideriamo che il 25% dell’energia consumata è relativa ai consumi dell’industria manifatturiera. Dobbiamo continuare a creare un’industria del manufacturing flessibile che da un lato risposta alle esigenze di mercato ma che renda anche il mondo un posto migliore”.

Operations, tra sostenibilità e sicurezza, e l’intersezione tra IT e OT

Un vero e proprio cambio culturale, l’espansione della flexible manufacturing, che sta rendendo lo scambio tra IT e OT una realtà consolidata.
Chand spiega è il cambio di mentalità parte dal nuovo ruolo conquistato dalle tematiche ambientali: “la maggior parte delle aziende ha capito che ciò che è buono per l’ambiente è un’opportunità per le aziende: i clienti sono più ‘smart, desiderano sapere da dove provengono le materie, qual è il materiale di uno specifico prodotto, se è o meno sostenibile. Queste richieste accelerano la connessione tra le fabbriche della supply chain e l’incrocio dei loro dati; il tutto ovviamente corre lungo la linea della cybersecurity”.

Una promessa. Fare del bene all’azienda, facendo del bene al pianeta

“J&J, – conferma Creasy – lavora da anni sui big data e sulla loro analisi nonché ai dati di partner e fornitori: la visibilità sui dati, e quindi di tutta la catena del valore, è più che mai cruciale, e lo è ancora di più per ciò che concerne le tematiche legate all’energia e alla sostenibilità. Si tratta di avere visibilità di tutti i dati e saperli interpretare per prendere decisioni migliori e fornire al cliente finale quanto chiede, facendo del bene all’azienda e al pianeta”.

Questa è certamente, anche, una promessa per continuare a investire su questa linea, tecnologicamente avanzata e rispettosa dell’ambiente e delle persone. Richiede di fatto grandi investimenti in termini di denaro, risorse e tempo. Le aziende sono pronte per questo cambio di passo epocale?

“Si tratta di un open source environment – afferma Cotter – le aziende di tutta la filiera, in modo sicuro, devono mettere a disposizione i propri dati legati all’energia al fine di creare un sistema, sì complesso, ma trasparente e poter fornire al cliente le risposte che cerca e prodotti più verdi. Ed è ciò che ADI sta portando avanti con il proprio ecosistema”.
Si sta delineando un futuro sempre più sostenibile e connesso, in particolare per l’industria manifatturiera di tipo flessibile, da cui difficilmente si tornerà più indietro.