Studio Hitachi: How to Define a Sustainability Plan for Italy

Incontro per illustrare i risultati di un’analisi approfondita con una serie di azioni prioritarie per ridurre l'impronta di carbonio italiana attraverso l’applicazione di tecnologie innovative.

Race to Zero: How to Define a Sustainability Plan for Italy

A una settimana dal lancio del Pre-Cop26, Hitachi ha presentato, presso la sede di Boston Consulting Group (BCG) “Race to Zero: How to Define a Sustainability Plan for Italy”, iniziativa patrocinata dal Ministero della Transizione Ecologica. L’incontro è stato occasione per illustrare i risultati di un’analisi approfondita condotta in collaborazione con BCG, contenente una serie di azioni prioritarie per ridurre l’impronta di carbonio italiana attraverso l’applicazione di tecnologie innovative.

L’evento ha riunito i più importanti attori a livello nazionale nei settori dell’energia, della mobilità e del digitale, a cominciare dal Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, oltre ai principali player del settore, per favorire un dialogo produttivo e la condivisione di idee per accelerare la transizione ecologica in Italia.

Lo studio Hitachi

In particolare, dall’analisi presentata emergono quattro leve principali per raggiungere la carbon neutrality attraverso la tecnologia.

In primo luogo, l’Italia dovrebbe consumare e diminuire le emissioni migliorando l’efficienza dei processi esistenti, e in questo la tecnologia digitale è la chiave per raggiungere gli obiettivi. Entro il 2030, l’economia mondiale crescerà del 40% ma dovrà consumare il 7% in meno per essere in linea con l’obiettivo “net zero” entro il 2050.

Opportuno quindi che dopo il rallentamento dovuto alla pandemia si riparta dagli interventi sull’esistente: nell’anno in corso, secondo il Politecnico di Milano, quasi il 20% degli investimenti in soluzioni hardware è stato per interventi sul processo produttivo (373 milioni di euro), il 18% per impianti di cogenerazione (350 milioni), il 15% per sistemi di combustione efficienti (circa 300 milioni) e il 12% per l’illuminazione (240 milioni). I 168 milioni di euro investiti in soluzioni software, invece, si sono concentrati su monitoraggio e sensoristica di base (oltre il 65% del totale). La data valorization a supporto delle decisioni di ottimizzazione dei consumi è utilizzata da circa due terzi delle imprese, ancora troppo poco.

In secondo luogo, l’Italia dovrebbe aumentare l’energia primaria derivante da fonti rinnovabili, cambiando progressivamente il mix. Quasi 1 tonnellata di CO2 su 3 oggi deriva dal solo settore energetico, ma entro il 2050 il settore sarà dominato globalmente dalle rinnovabili e l’elettricità rappresenterà quasi il 50% del consumo totale di energia a livello globale – rispetto al 20% circa di oggi. Per citare una fonte, l’eolico offshore potrebbe diventare un’industria di produzione rinnovabile di 5 GW entro il 2040 – secondo l’ANEV Associazione Nazionale dell’Energia Eolica.

La necessità di integrare risorse rinnovabili su larga scala nella rete elettrica aggiunge strati di complessità ai modelli di produzione e distribuzione dell’energia, e tre elementi principali sono necessari per gestire questa crescente complessità:

  • Tecnologie di stoccaggio e loro diffusione
  • Reti elettriche nuove e migliorate sia a livello di distribuzione che di trasmissione
  • Ampia diffusione delle tecnologie digitali per assicurare l’affidabilità e l’efficienza energetica economica e operativa: La digitalizzazione può portare a impatti positivi dal punto di vista di una più facile gestione dei sistemi energetici e della loro ottimizzazione.

Le implicazioni per i sistemi energetici – reti, generatori, utenti – per gestire questi cambiamenti sono significative e necessitano di investimenti e coordinamento.

In terzo luogo, una volta che il processo sarà efficiente e l’energia “pulita”, sarà necessaria l’elettrificazione del consumo quando possibile ed economicamente sostenibile. Questo significa utilizzare l’elettricità come principale fonte di energia: una scelta che il mondo ha già fatto, ma che deve accelerare. Tutti gli ambiti di utilizzo sono coinvolti, dal consumo energetico industriale, alla mobilità, dal riscaldamento alla cucina.

Guardando alla mobilità, il settore dei trasporti (aerei, ferroviari, marittimi, autotrasporti pesanti e leggeri) è responsabile di circa il 16% delle emissioni globali di gas serra (GHG) e del 28,6% di quelle italiane (99,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente). Attualmente, il maggior contributo alle emissioni è dato dal trasporto su strada, principalmente auto e autobus (93%). I combustibili fossili rappresentano ancora la principale fonte di energia.

Le principali azioni per ridurre questa congestione

Rete ferroviaria: Significativi aggiornamenti con la costruzione di nuove ferrovie ad alta velocità e l’introduzione di treni “verdi”. In Italia, la maggior parte delle linee ferroviarie (72%) sono già elettrificate, mentre alcune linee diesel rimangono soprattutto a livello regionale. Tuttavia, la ferrovia rappresenta solo il 6% del trasporto nazionale di passeggeri (contro il 7,9% in Europa). Uno dei principali obiettivi del PNRR italiano è quello di spostare circa il 10% della domanda totale di trasporto su strada entro il 2026.

In particolare, sostenendo lo spostamento del traffico passeggeri e merci dalla strada ai treni “verdi” la congestione stradale sarà significativamente ridotta e così le relative emissioni di gas serra. RFI stima che un aumento della quota di passeggeri che utilizzano la ferrovia dal 6% al 10% potrebbe portare a un risparmio annuale di CO2 di 2,3 milioni di tonnellate entro il 2030.

Trasporto pubblico locale “verde”, con un programma di rinnovamento importante del parco autobus obsoleto verso soluzioni a basse/zero emissioni e l’installazione delle relative infrastrutture di ricarica.

  • E-bus. Le flotte di trasporto pubblico e commerciale, come gli autobus (e i furgoni per le consegne e i camion), giocheranno un ruolo importante nel guidare la strada verso l’elettrificazione dei trasporti, perché è probabile che si convertano all’elettrico prima dei veicoli personali. E poiché i veicoli commerciali hanno un tasso di utilizzo più elevato, gli operatori delle flotte possono realizzare un recupero più rapido sugli investimenti in veicoli elettrici a causa dei minori costi di gestione e manutenzione.

Il parco autobus italiano per il trasporto pubblico presenta un’età media significativamente superiore alle controparti UE: cioè 10,5 anni contro 7 anni, quindi, è caratterizzato da un elevato consumo di carburante e di emissioni di carbonio. Il rinnovo degli autobus – se supportato dalla realizzazione delle infrastrutture dedicate – porterebbe alla dismissione di tutti gli Euro 0, Euro 1 e parte degli Euro 2 (circa il 60%) degli autobus per il trasporto pubblico locale entro il 2026. Il potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra per gli autobus elettrici alimentati da elettricità rinnovabile è stimato tra il 75% e il 90%.

  • Mobility as a service (MaaS). La chiave per risolvere la sfida della mobilità urbana è immaginare la rete di trasporto di una città come un ecosistema che ha al suo centro un orchestratore in grado di consolidare i dati di tutte le modalità di viaggio pubbliche e private e dell’infrastruttura di trasporto della città da un lato, e dall’altro di offrire in un’interfaccia cliente un’opzione di mobilità end-to-end con il viaggio più efficiente possibile. Questo sta accadendo nelle principali città del mondo e anche in Italia dove stanno nascendo dei progetti pilota.

Infine, quando l’energia non è un’opzione, per i settori cosiddetti “Hard-to- abate” si devono adottare nuove fonti a basso contenuto di carbonio come l’idrogeno, i biocarburanti, i syn-fuels.