Transizione energetica, BIP spiega il ruolo del biometano

Il biometano ha una serie di caratteristiche che lo rendono un ideale sostituto parziale del gas naturale fossile.

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Secondo la multinazionale di consulenza BIP, il biometano giocherà un ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica avviato dall’Italia.

La produzione del green gas passerà da 0,2 miliardi di metri cubi nel 2021 a 10 miliardi di metri cubi nel 2050. Come discusso nel Report di BIP Biomethane, the green molecule to enable energy transition, le principali sfide che il Paese dovrà affrontare per operare concretamente tale transizione energetica saranno due: la scelta del modello logistico e il superamento dei relativi ostacoli normativi.

Negli ultimi 13 anni l’Unione europea ha applicato una politica a sostegno della transizione energetica e ha adottato misure concrete per mitigare il cambiamento climatico. La Direttiva 2009/28/CE sulle Energie Rinnovabili (RED I) è la pietra angolare di questo sforzo, rivista nel 2018 con la Direttiva 2018/2001 sulle Energie Rinnovabili (RED II), che fissa obiettivi comuni dell’UE per il 2030 in termini di una quota del 32% di energia rinnovabile nel consumo energetico europeo e riduzione del 40% delle emissioni di CO2 rispetto al 1990.

Le potenzialità del biometano

Il biometano, green gas con la stessa composizione del gas naturale, è rinnovabile e sostenibile, perché prodotto in logica circolare, ed è stoccabile e programmabile. Grazie a queste caratteristiche e al fatto di poter utilizzare infrastruttura e impianti di consumo esistenti, può svolgere un ruolo importante nel sostenere la transizione energetica da un punto di vista logistico e di supporto al sistema elettrico.

Il biometano ha una serie di caratteristiche che lo rendono un ideale sostituto parziale del gas naturale fossile. Per esempio, la materia prima viene rinnovata ad ogni ciclo produttivo e non include fonti esauribili.
La sostituzione del gas naturale con il biometano riduce le emissioni complessive di gas serra lungo la catena del valore. Anzi, l’effetto serra generato dalla produzione e dal consumo di biometano è molto inferiore all’impatto dei gas rilasciati dallo smaltimento della materia prima.

Non solo, il biometano può sfruttare gli stessi siti di stoccaggio del gas fossile, consente il disaccoppiamento produzione/consumo e quindi il suo utilizzo acquista una dimensione strategica. Il biometano consente di separare le variazioni geografiche e stagionali tra produzione e consumo di energia, realizzando sinergie con altre fonti rinnovabili. Il biometano accorcia la filiera del gas, valorizzando i rifiuti locali e i sottoprodotti agricoli e trasformandoli in materia prima.

Infine, il biometano può essere trasportato attraverso l’infrastruttura del metano esistente.

La produzione italiana di biometano

La produzione ha toccato i 220 milioni di metri cubi nel 2021 ed è prevista una crescita fino a 6 miliardi di metri cubi già prima del 2030. Pertanto, la produzione attuale è ancora lontana sia dai risultati degli altri Paesi sia dagli ambiziosi obiettivi fissati dai piani di RePowerEU.
Nonostante i ritardi, si è registrata una forte espansione del settore nell’ultimo decennio, dovuta soprattutto a un quadro normativo in grado di promuovere la costruzione di impianti e l’adozione della cogenerazione.

Questo aspetto chiave apre a riflessioni importanti, in quanto l’Italia ha il potenziale per aumentare significativamente la produzione di biometano nei prossimi anni. L’abbondanza di materie prime dai mercati agroalimentari e la necessità di gestire i rifiuti urbani offrono opportunità per includere una quota rilevante di biometano nel mix di produzione energetica, introducendo oltre 1000 nuovi impianti entro il 2026, equamente distribuiti tra impianti di biogas convertiti e siti greenfield.

Secondo RSE, il potenziale produttivo annuo italiano potrebbe produrre fino a 10 bcm (principalmente dalla digestione anaerobica, ma con un contributo significativo dalle acque reflue e dalla gassificazione termica) entro il 2050.

In questi mesi i decisori a livello Europeo e nazionale stanno predisponendo strumenti adeguati al fine di facilitare e incrementare la produzione di biometano: ne è un esempio il rinnovato schema di incentivi definito nel decreto ministeriale italiano del 15 settembre 2022.