La pubblica amministrazione per la transizione e gare green

La campagna BESA punta a usare il potere d’acquisto della pubblica amministrazione per favorire imprese innovative e rafforzare filiere europee sostenibili.

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L’Europa si trova oggi davanti a sfide decisive: la transizione ecologica, la competizione globale con le grandi potenze, la difesa del proprio modello sociale ed economico. Le parole pronunciate dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel recente discorso sullo Stato dell’Unione, con l’annuncio del criterio “Made in Europe” e di incentivi agli acquisti europei, segnano un passaggio importante. Ma al tempo stesso, i venti protezionisti che arrivano da oltre Atlantico con l’agenda di Donald Trump, anche dopo le parole pronunciate all’Onu, mostrano quanto sia urgente che l’Unione non rimanga indietro, né faccia marcia indietro, sulle scelte più strategiche. Tra queste scelte c’è il Green Deal – che ancora oggi da New York riceve attacchi anche dal ministro egli Esteri italiano, Antonio Tajani – che non è un lusso ma una necessità: per la credibilità internazionale, per la competitività industriale e per la tutela delle nuove generazioni. È qui che politica e pubblica amministrazione sono chiamate a stringere un patto, anche rivedendo i criteri, collocandoli nel nuovo contesto mondiale, facendo degli appalti verdi il terreno su cui costruire una svolta capace di unire sostenibilità, innovazione e crescita economica.

Ogni anno in Italia la Pubblica Amministrazione spende oltre 200 miliardi di euro in beni, servizi e lavori: una cifra enorme, capace di influenzare il mercato, creare lavoro e incidere sulle emissioni di CO2. Ma se questi soldi venissero spesi privilegiando prodotti e imprese sostenibili, l’impatto sarebbe straordinario: 50mila nuovi posti di lavoro e un taglio di 2,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno.

È da questa convinzione che nasce l’iniziativa promossa da Fondazione Ecosistemi, che a Roma, all’Europa Experience – David Sassoli, ha auspicato un’alleanza tra Pubblica Amministrazione, industria, politica e società civile per spingere l’Europa verso una revisione più ambiziosa della Direttiva sugli appalti pubblici. Dall’incontro è arrivata una convergenza significativa: Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle hanno espresso un chiaro sì ai Criteri Ambientali Minimi (CAM), confermando che la sostenibilità può e deve essere terreno di dialogo trasversale.

BESA – Buy European and Sustainable Act

L’incontro è stato il momento per rafforzare la campagna BESA – Buy European and Sustainable Act, pensata per trasformare le gare pubbliche da semplici procedure burocratiche a strumenti concreti di sviluppo. L’idea è chiara: usare il potere d’acquisto della pubblica amministrazione non solo per comprare al prezzo più basso, ma per premiare le imprese innovative, rafforzare le filiere europee e ridurre la dipendenza da produzioni extra-UE poco sostenibili.

Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi
Chiediamo che i soldi delle tasse vengano spesi per prodotti che inquinano meno e creano lavoro in Europa, non per favorire chi produce lontano e senza rispettare regole ambientali e sociali. È una scelta di buon senso, che unisce ambiente, economia e occupazione.

La proposta, che sarà consegnata al Parlamento europeo nelle prossime settimane, arriva in un momento decisivo: a Bruxelles è già partito il processo di revisione della Direttiva Appalti, che dovrebbe concludersi entro il 2026. L’Italia, che per prima ha introdotto i criteri ambientali minimi in molti settori, ha così l’opportunità di portare la propria esperienza a livello europeo e di guidare questa trasformazione.

La campagna BESA prevede anche una raccolta firme, per dare più forza politica alla proposta. Perché – come sottolinea Fondazione Ecosistemi – ogni euro speso dalla Pubblica Amministrazione può diventare un investimento per il clima, per il lavoro e per il futuro del nostro Paese e dell’Europa.