
La trasformazione delle città italiane sta avvenendo silenziosamente su due, tre o anche una sola ruota. La micromobilità elettrica – categoria che comprende biciclette elettriche, scooter e monopattini – sta ridisegnando il panorama della mobilità urbana con una rapidità sorprendente. Questo cambiamento non rappresenta semplicemente l’adozione di nuovi mezzi di trasporto, ma segna una profonda evoluzione culturale nel modo in cui concepiamo gli spostamenti quotidiani, specialmente nei contesti urbani ad alta densità.
Nel 2024, i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility mostrano che il 43% degli italiani ha utilizzato almeno una volta un mezzo di micromobilità elettrica, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente. Le nostre città, progettate in epoche in cui l’automobile privata era il fulcro della pianificazione urbana, stanno progressivamente adattandosi a questa nuova realtà. Milano, Torino, Bologna e altre metropoli italiane stanno ripensando il loro tessuto viario per accogliere questa flotta crescente di mezzi leggeri, silenziosi ed ecologici.
La tecnologia dietro questi mezzi è in costante evoluzione. Batterie sempre più efficienti, motori di nuova generazione, materiali leggeri e sistemi di gestione intelligente stanno rapidamente trasformando questi veicoli da semplici alternative di nicchia a soluzioni di trasporto mainstream. Parallelamente, il framework normativo sta cercando di tenere il passo con questa rapida evoluzione, creando un equilibrio tra innovazione, sicurezza e rispetto dello spazio pubblico.
L’energia arriva dalle batterie
L’evoluzione delle batterie agli ioni di litio rappresenta forse il singolo fattore più determinante nella diffusione massiccia della micromobilità elettrica. Gli ultimi sviluppi tecnologici hanno portato a un’importante riduzione dei costi – circa l’85% dal 2010 a oggi – accompagnata da un significativo aumento della densità energetica.
Le batterie al litio ferro fosfato (LFP) stanno guadagnando terreno nel settore della micromobilità per il loro eccellente equilibrio tra sicurezza, durata e costo. La loro resistenza alle alte temperature e la maggiore stabilità chimica le rendono particolarmente adatte all’uso urbano intensivo. Di particolare interesse è l’adozione crescente delle celle 21700 (diametro 21 mm e lunghezza 70 mm), un formato di batteria introdotto originariamente da Tesla, che ora viene implementato anche nei veicoli di micromobilità di fascia alta. Queste celle offrono una densità energetica superiore del 30% rispetto ai formati precedenti, consentendo autonomie che possono superare i 100 km per le e-bike più avanzate.
Sul fronte della ricerca, i laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) stanno sviluppando batterie a stato solido che potrebbero rivoluzionare ulteriormente il settore entro i prossimi 3-5 anni, con densità energetiche potenzialmente doppie rispetto alle attuali soluzioni e tempi di ricarica ridotti a meno di 15 minuti.
Motori efficienti e compatti
I motori elettrici per la micromobilità hanno compiuto progressi significativi negli ultimi anni. I più recenti motori brushless a magneti permanenti offrono un rapporto potenza-peso molto favorevole, con efficienze che possono superare il 90%. Bosch eBike Systems, con la sua forte presenza in Italia attraverso partnership con produttori locali, ha recentemente lanciato il suo motore Performance Line CX Race Limited Edition, che pesa appena 2,75 kg pur erogando 600 watt di picco e 85 Nm di coppia.
La tecnologia del motore-ruota (hub motor) ha visto innovazioni significative, specialmente nel settore dei monopattini elettrici. L’italiana Acrome, startup milanese, ha sviluppato un sistema di motore integrato che incorpora anche freni elettronici rigenerativi, aumentando l’efficienza complessiva del sistema del 15%.
Sul fronte della ricerca, i motori sincroni a riluttanza assistiti da magneti permanenti (PMASynRM) stanno emergendo come possibile prossima generazione per applicazioni di micromobilità, offrendo prestazioni superiori con un minor utilizzo di terre rare, elemento critico per la sostenibilità a lungo termine del settore.
Connettività e software: l’intelligenza della micromobilità
L’integrazione di tecnologie IoT (Internet of Things) sta trasformando i semplici veicoli in piattaforme connesse. I sistemi GPS integrati, combinati con connettività Bluetooth e 4G/5G, consentono funzionalità che vanno ben oltre il semplice spostamento. L’italiana Fantic ha implementato nei suoi modelli e-bike un sistema proprietario denominato “Fantic Integra” che offre navigazione turn-by-turn, diagnostica in tempo reale e persino protezione antifurto con geolocalizzazione. Nel settore dello sharing, la milanese Helbiz sta utilizzando algoritmi di machine learning per ottimizzare il posizionamento dei veicoli nelle città in base ai pattern di utilizzo, alle condizioni meteorologiche e agli eventi locali, aumentando l’efficienza operativa del servizio del 40%.
I sistemi operativi dedicati per e-bike stanno emergendo come un segmento specifico. Il sistema COBI.Bike, acquisito da Bosch e implementato da numerosi produttori italiani, trasforma lo smartphone dell’utente in un computer di bordo avanzato con funzionalità che vanno dall’analisi delle prestazioni al monitoraggio della salute.
Sharing e mobilità come servizio
Il concetto di mobilità come servizio (MaaS) sta rivoluzionando il modo in cui interagiamo con i mezzi di trasporto, e la micromobilità elettrica è all’avanguardia di questa trasformazione. In Italia, diverse piattaforme stanno ridefinendo il panorama urbano.
Lime, con una forte presenza in Italia, ha implementato i suoi veicoli di quarta generazione che utilizzano batterie intercambiabili, riducendo drasticamente l’impatto logistico della gestione della flotta e migliorando la disponibilità dei veicoli. Sul fronte corporate, Movesion, startup italiana specializzata in soluzioni di micromobilità aziendale, sta rivoluzionando i piani di welfare mobility delle grandi aziende, offrendo flotte dedicate di e-bike e scooter elettrici integrate con piattaforme di monitoraggio dell’impronta carbonica.
Mobilità e sostenibilità a braccetto
La vera forza della micromobilità elettrica emerge quando viene integrata efficacemente con altre modalità di trasporto, creando un sistema di mobilità flessibile. Trenitalia ha lanciato il progetto “Treno+Bici” che include specifiche facilitazioni per le e-bike, con spazi dedicati sui nuovi treni regionali Rock e Pop e tariffe agevolate per il trasporto delle biciclette elettriche. A Milano, ATM (Azienda Trasporti Milanesi) ha implementato parcheggi sicuri per e-bike e monopattini in prossimità delle principali stazioni della metropolitana, creando hub di interscambio che facilitano gli spostamenti multimodali.
Il Comune di Bologna, con il progetto “Bicipolitana Elettrica“, ha creato una rete di percorsi prioritari per la micromobilità elettrica che collegano direttamente le stazioni ferroviarie ai principali punti di interesse della città, facilitando spostamenti door-to-door efficienti. Un esempio particolarmente innovativo viene da Venezia, dove il servizio Vela ha integrato i vaporetti con punti di noleggio di monopattini elettrici, creando un sistema di trasporto complementare che permette di raggiungere facilmente destinazioni nella terraferma partendo dal centro storico. La Provincia Autonoma di Trento ha sviluppato l’app “Trentino Mobilità” che integra in un’unica piattaforma il trasporto pubblico tradizionale, car sharing, bike sharing e la possibilità di noleggiare monopattini elettrici, offrendo agli utenti la possibilità di pianificare viaggi multimodali ottimizzati.
L’adozione massiccia della micromobilità elettrica sta contribuendo in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra e inquinanti locali nelle città italiane. Secondo uno studio dell’ENEA, sostituire un viaggio in auto di 5 km con un equivalente spostamento in e-bike riduce le emissioni di CO2 di circa 0,75 kg. Considerando che il 60% degli spostamenti urbani in Italia è inferiore ai 5 km, il potenziale di riduzione è enorme. Le analisi del ciclo di vita (LCA) condotte dal Politecnico di Milano mostrano che, nonostante l’impatto ambientale iniziale della produzione delle batterie, un monopattino elettrico in sharing diventa “carbon positive” dopo circa 4 mesi di utilizzo intensivo in sostituzione di viaggi in auto.
Le normative sono in evoluzione
Il quadro normativo italiano per la micromobilità elettrica ha vissuto un’evoluzione frammentaria che solo recentemente sta trovando un assetto più organico, anche grazie all’armonizzazione con le direttive europee. Il Codice della Strada italiano ha integrato nel 2022 norme specifiche per i monopattini elettrici, limitando la velocità massima a 20 km/h (6 km/h nelle aree pedonali) e introducendo l’obbligo di segnalatori luminosi e del casco per i minori di 18 anni.
Le e-bike sono regolamentate secondo la normativa europea, con una classificazione che distingue tra pedelec (pedal electric cycle, o bicicletta a pedalata assistita, con assistenza fino a 25 km/h, potenza massima 250 W) e speed pedelec (assistenza fino a 45 km/h, potenza massima 500 W), con queste ultime equiparate ai ciclomotori con conseguenti obblighi di targa, assicurazione e casco. Il Comune di Milano ha introdotto un sistema di “licenze a numero chiuso” per gli operatori di sharing, abbinato a requisiti tecnologici minimi per i veicoli, come sistemi GPS avanzati e la capacità di limitare automaticamente la velocità in determinate zone della città.