COP30: La sfida scientifica nella protezione delle foreste

La protezione delle foreste richiede addizionalità, scienza rigorosa e sostegno finanziario, con benefici diretti per comunità locali e paesi tropicali.

ambiente sostenibilità COP30

Una delle iniziative principali del COP30 di quest’anno è il Tropical Forest Forever Facility (TFFF), che promette di convogliare miliardi nella protezione delle foreste tropicali, a complemento dei meccanismi esistenti come REDD+ e i mercati del carbonio stabiliti dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi.

Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice del CMCC ed esperta nelle negoziazioni COP sull’uso del suolo, sottolinea che mantenere le foreste richiede sforzi concreti, investimenti e capacità di protezione. Le foreste globali continuano ad affrontare deforestazione e degrado, principalmente causati dal cambiamento climatico e dall’espansione della produzione di materie prime. Con l’accelerazione del cambiamento climatico, il rischio per regioni già vulnerabili ad eventi estremi come gli incendi aumenta drammaticamente.

La questione dell’addizionalità

Una sfida critica minaccia l’intero sistema: l’addizionalità. Questo concetto implica che le riduzioni di emissioni o la rimozione di carbonio non sarebbero avvenute senza sforzi dedicati. Creare nuove foreste soddisfa tipicamente questo test, ma proteggere foreste esistenti solleva dibattiti. La sfida risiede nel dimostrare che le foreste necessitano realmente di interventi per evitare il loro declino.

Il TFFF rappresenta un meccanismo finanziario promettente per incentivare la riduzione della deforestazione nei paesi tropicali. L’iniziativa mira a canalizzare i ricavi generati dal fondo d’investimento ai paesi tropicali in base alla loro copertura forestale. I pagamenti sono legati agli ettari di foresta esistente, aggiustati secondo il tasso di deforestazione di ciascun paese. L’eleggibilità richiede il mantenimento di un tasso di deforestazione inferiore allo 0,5%.

Il meccanismo TFFF offre un potenziale vantaggio: sposta l’attenzione dal dimostrare la natura volontaria degli interventi umani all’enfatizzare la verifica dei risultati effettivi, ovvero l’estensione dell’area forestale effettivamente mantenuta. Per le aree degradate dagli incendi si applica uno sconto di 1:35 per ettaro.

Il ruolo della scienza

Una recente ricerca di Chiriacò fornisce prove convincenti sul perché la protezione forestale sia genuinamente addizionale in molte regioni. Uno studio rivela che il cambiamento climatico espanderà drammaticamente il pericolo di incendi in tutto il mondo, con fino al 91% delle regioni a rischio incendio che sperimenteranno rischi maggiori entro la fine di questo secolo.

Entro il 2040, almeno il 55% delle regioni a rischio incendio del mondo sperimenterà aumenti significativi del pericolo, indipendentemente dallo scenario di emissioni. Gli aumenti più pronunciati sono previsti nell’Africa meridionale, nel Mediterraneo, nell’Asia settentrionale, nel Sud America nord-orientale e in parti del Nord America.

Utilizzando questi studi scientifici è possibile ottimizzare gli sforzi e le risorse finanziarie per proteggere le foreste, identificando quelle con alto valore di biodiversità, alto contenuto di carbonio e alto rischio di incendi o altri disturbi.

Costi e benefici

Il TFFF potrebbe servire come meccanismo complementare a quelli esistenti, poiché premia i paesi in base agli ettari di foresta protetta piuttosto che al carbonio sequestrato. Le discussioni attuali prevedono pagamenti TFFF di circa 4 dollari per ettaro, mentre una foresta può sequestrare circa 10 tonnellate di CO₂ per ettaro, corrispondenti a crediti di carbonio con prezzi di circa 30 dollari per tonnellata.

Una caratteristica notevole del TFFF è che almeno il 20% delle entrate è destinato alle comunità indigene e locali, garantendo che questi gruppi beneficino direttamente degli sforzi di conservazione forestale.

Per far funzionare il TFFF e i meccanismi più ampi dell’Articolo 6, questi devono basarsi su una contabilità trasparente e scientificamente rigorosa. Senza una scienza rigorosa che dimostri quali foreste sono realmente a rischio e quali sforzi di protezione sono addizionali, i mercati del carbonio rischiano di diventare strumenti di greenwashing piuttosto che azioni climatiche genuine. La questione non è se proteggere le foreste, ma se possiamo dimostrare che la protezione è reale, addizionale e basata sulla migliore scienza disponibile.